Stage non pagatiIn un paese martoriato dalla crisi come l’Italia, sono sempre di più quelle aziende che offrono di barattare lavoro gratis in cambio di qualche mese di esperienza da inserire nel curriculum. Una pratica che ha scatenato le veementi proteste di associazioni a difesa dei giovani lavoratori, ma che molti, spinti dalla necessità, continuano ad accettare.

Vediamo insieme i pro e i contro di una pratica tristemente diffusa solo nel nostro paese, che all’estero vede pochi emuli, e che viene relegata tendenzialmente a settori altamente redditizi come finanza e giornalismo.

Storia di una truffa

Gli stage non pagati esistono da sempre. Non sono stati sempre metodi truffaldini per garantirsi la collaborazione di forze fresche a costo zero. Per fare un esempio, tutti i giornalisti americani sono dovuti passare per una trafila fatta di gavetta non pagata, orari impossibili e condizioni di lavoro davvero orribili.

La situazione però, almeno rispetto a quella italiana, è sostanzialmente diversa. Nelle maggiori testate statunitensi infatti la remunerazione in “esperienza” è effettiva, e non garantisce soltanto una generica esperienza da mettere a curriculum, ma regala anche professionalità, saperi e saper fare. Non possiamo dire lo stesso dei sistemi adottati nei nostri paesi, dove gli stagisti non pagati vengono quasi sempre impiegati come manodopera di infimo livello, fatta entrare per la porta principale e rapidamente retrocessa negli angoli più bui dell’azienda, principalmente a fare fotocopie o a portare avanti il lavoro sporco.

Una rivisitazione di un nobilissimo istituto secondo i più triti canoni dell’italianità furbacchiona, che ha trasformato un intero esercito di giovani volenterosi in bestie da soma neanche retribuite.

Cosa dice la legge

La legge impone almeno un rimborso spese in caso di stage, anche se gratuito. Una legge che però ovviamente non può tenere conto della mansione effettivamente svolta all’interno della struttura da parte dello stagista. Lo stage, ritenuto panacea di tutti i mali da una classe politica molto poco attenta ai giovani e alle loro richieste lavorative, si è rapidamente trasformato in una truffa bella e buona.

Lontano anni luce dal vero apprendistato, lo stage sembra il prezzo da pagare per entrare in un mercato del lavoro che davvero non sembra avere alcun tipo di attenzione verso i nuovi entrati.  Fatta la legge, trovato l’inganno, dicono i più smaliziati. Ma le vittime di questi inganni siamo noi, i vostri coetanei e i vostri amici, che stanno lavorando in gratis senza neanche poter maturare l’esperienza “effettiva” promessa, ovvero non quella esperienza da scrivere su un curriculum, ma da portare insieme a noi nelle nostre prossime esperienze lavorative.

Come combattere il fenomeno

Combattere il fenomeno sembra impossibile, data anche l’estrema difficoltà di intaccare nel profondo l’attuale mercato del lavoro. Un mercato del lavoro che, ripetiamo, sembra avere davvero poco da offrire ad un esercito di giovani neo-diplomati e neo-laureati che avrebbero bisogno sì di maturare esperienza, ma di maturarla sul serio, e non facendo fotocopie.

Nulla da eccepire se la gavetta passasse anche per le fotocopiatrici, ma chi è stato vittima di uno stage truffaldino non pagato sa bene che spesso quello di sistemare le carte del capo diventa l’unica mansione, rimpiazzando una ben più costosa segretaria.  Combattere questo scempio, con le armi spuntate della politica, sembra impossibile. E’ necessario un cambio di paradigma non solo per le aziende, ma anche per i giovani, che oltre ad organizzarsi farebbero bene a mostrare unghie, denti e la voglia e la possibilità di farsi largo, anche a gomitate se necessario.

Un paese di imprenditori… sulle spalle degli altri

Siamo un paese di imprenditori, con il più alto tasso di partite IVA per abitante al mondo. Un paese che sembra avere scritto nel suo DNA quell’istinto a rischiare per creare qualcosa di positivo. Il governo Monti sembrava volerlo ricordare ai giovani, con misure che hanno di molto facilitato la creazione di una società per gli under 30, portandoli in pari con i loro coetanei europei. Un’occasione da cogliere al balzo, per farsi una vera esperienza sul campo e diventare un lavoratore autonomo, un lavoratore in grado di dire “no grazie” all’ennesimo abuso.

Ho lavorato gratis come stagista, posso fare causa all’azienda?

Nella stragrande maggioranza dei casi, no. Il sistema è ben tutelato dalla legge, e ottenere quanto ci è dovuto risulta impossibile. Sul territorio sono però attive diverse associazioni (sindacali e non) che lottano per restituire il maltolto ai giovani che sono finiti nelle grinfie di questi truffatori. Rivolgetevi al sindacato più vicino e spiegate la vostra situazione, se ci saranno i margini per farlo saranno sicuramente felici di aiutarvi.

Mi hanno proposto uno stage gratuito, devo accettarlo?

Lo stage è gratuito, mi offriranno un piccolo rimborso spese e la possibilità di mettere a curriculum una esperienza lavorativa. Mi conviene accettare?

E’ una decisione davvero difficile, di quelle che potrebbero cambiare i prossimi anni della nostra vita. Bisogna partire dall’azienda che ce lo offre, indagare se si tratta di gente seria o di truffatori di infima lega. Una volta appurata la qualità dell’azienda, cercheremo di venire in contatto con chi ha già avuto uno stage non pagato presso la medesima azienda.

Se l’azienda è conosciuta una piccola ricerca su internet dovrebbe fare al caso vostro. Se invece l’azienda è locale utilizzate quello che utilizzavamo prima dell’avvento di internet, ovvero chiedete in giro. Il più grande social network del mondo, ovvero il mondo stesso, potrebbe accorrere in vostro aiuto, dandovi la possibilità di rifiutare un lavoro che lavoro non è, un’esperienza che non farà maturare in voi nessuna esperienza e, in ultimo, una grossa perdita di tempo.

L’esperienza conta davvero?

Un addetto alle risorse umane di una azienda importante sa come riconoscere un’esperienza effettiva da una esperienza che esiste soltanto sulla carta. Non aspettatevi di scrivere “stage presso X” sul vostro curriculum ed essere immediatamente ritenuti tra i più grandi esperti sul settore. L’esperienza si dimostra con quanto si è fatto, con quello che si è in grado di comunicare durante il colloquio e con la sicurezza che saremo in grado di mostrare durante il periodo di prova. S

crivere sul curriculum “stagista presso X” non è sufficiente, anzi, puzza di truffa da un chilometro di distanza.

La situazione all’estero

Se state cercando lavoro all’estero sappiate che la situazione è sicuramente meno drammatica. Soprattutto nell’Europa del Nord sembra che questa pratica sia estremamente poco diffusa, e che in quei settori dove invece è diffusa è garantita l’acquisizione di una esperienza effettiva, che costituirà il primo mattone sul quale costruire la nostra professionalità.

Il consiglio ai nostri connazionali è sempre lo stesso: se il nostro asfittico mercato del lavoro vi va stretto, non abbiate paura. Una esperienza all’estero, anche se temporanea, vi renderà persone con una professionalità degna di essere impiegata anche nell’orribile mercato del lavoro italiano. Tentar non nuoce, e alle nuove condizioni di vita e di lavoro ci si abitua prestissimo, soprattutto se sono migliori di quelle alle quali siamo abituati.

Come trovare lavoro all’estero?

Siete nel posto giusto. Partite seguendo uno dei nostri articoli sul Modello Europeo per il curriculum vitae. E’ il primo tassello del puzzle che dovrete comporre per cominciare a lavorare all’estero, un’esperienza che sarà, comunque vada, parte del vostro bagaglio personale e lavorativo.

Anche conoscere una o più lingue straniere aiuta: non abbiate paura, non è mai troppo tardi per imparare a diventare… persone migliori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *